Speciale Anni '80 - Lunar Sex
Ancora un ritorno a Roma, per far luce su un’altra interessante realtà, che nei primi anni ’80 vivacizzava la capitale, in virtù di una proposta che tendeva a distinguersi, talvolta incontrando pure qualche ostilità… Il suo bagliore non fu di lunga durata, ma fu intenso abbastanza per lasciare un segno del proprio passaggio. Questa è la storia dei Lunar Sex...
La band romana dei Lunar Sex nasce nel 1979 (dalle ceneri dei punk Oersted) all’insegna di un hard rock dalle tinte glam e qualche accento new wave. Il primo nucleo originale era composto da Stefano Toni (batteria), Luciano Antonelli (basso), Claudia Ruti (voce e chitarra), Davide Petrosino (tastiere) e Roberto Riccitelli (organo). Dopo il primo esordio live, la line up si assesta con l’uscita di Riccitelli e l’entrata del chitarrista Fabio Menditto. I Lunar Sex iniziano così a farsi conoscere in sede live con energici concerti, fra i quali spicca la vittoria al 1° “Festival Rock” di Roma, nel 1980, che permette loro di essere inclusi con due brani (“Stranieri In Paradiso” e “La Notte Ci Accompagna Ancora”) nella compilation dark/wave “Rocker ‘80”, edita dalla Emi. Mentre Petrosino lascia il gruppo, i Lunar Sex induriscono il sound, strizzando l’occhio alla NWOBHM, mentre il tastierista Davide Petrosino abbandona la band. Nel 1982, il gruppo arriva alla meta dell’incisione con l’omonimo LP “Lunar Sex”, che riceve una buona accoglienza ed ora è merce ambita dai collezionisti. Viene realizzato un videoclip del brano “Red Money”, mentre dal vivo, i Lunar Sex si prendono altre belle soddisfazioni nei noti locali della capitale; indimenticabile l’esibizione a Castel Sant Angelo (Roma), davanti a 5000 persone. Nel 1983 partecipano con il brano “Red Money” alla compilation “Italia Wiva Complication 1”. La situazione stagnante e l’insorgere di alcuni attriti interni, portano però il gruppo allo scioglimento che avviene nel 1984. Claudia Ruti e Stefano Toni formeranno gli Scarlet e successivamente troveremo Toni e Davide Petrosino nei Sailor Free.
Lunar Sex - (Pink Records, 1982) - LP
Dopo aver trovato la loro ideale dimensione, affilando le armi e puntando sull’impatto, i Lunar Sex arrivano, nel 1982, all’agognato debutto discografico con questo omonimo vinile, pubblicato dalla Pink Records. “Lunar Sex” consta di otto brani di hard rock energico e diretto. Autentiche frecciate come la sfrontata opener “Killer For A Night” o l’irrequieta “Danger Of Suicide” mostrano quanto l’approccio sia sanguigno, con una sezione ritmica palpitante e una lodevole prestazione vocale di Claudia Ruti, splendida nei toni graffianti e ammaliante quando la situazione lo richiede. “Raped Girls Haven’t Fun” lascia il segno grazie ad un basso pulsante e all’accattivante ritornello, mentre la frizzante “Red Money” ha le movenze ammiccanti sulle quali si staglia un irruente refrain. Egregio il guitar work tagliente di Fabio Menditto, sempre pronto a piazzare precise rasoiate, come nella tesa “Stay Away”, dove fra le chitarre spianate incalza il cantato di Claudia. Accenni a sonorità più vellutate nella sognante “Surprise In Your Eyes”, pezzo che lievita di intensità, mentre “Dr.Shock” è una scossa elettrica dal tocco glam, resa eccitante dal pulsante motore ritmico, ben condotto dal batterista Stefano Toni e dal bassista Luciano Antonelli. La chiusura spetta alla selvaggia “All The Kids”, ultima scorribanda sonora di un disco grintoso e pungente quanto basta per rimanerne sedotti.
Tracklist:
01. Killer For A Night
02. Raped Girls Haven’t Fun
03. Red Money
04. Danger Of Suicide
05. Stay Away
06. Surprise In Your Eyes
07. Dr.Shock
08. All The Kids
Per ripercorrere le tappe salienti dell'avventura targata Lunar Sex abbiamo dapprima raggiunto i disponibili Stefano Toni e Claudia Ruti, che ci hanno riservato una gradita sorpresa finale e successivamente un cordiale Luciano Antonelli. Ecco il resoconto delle nostre chiacchierate...
Allora, partiamo dagli inizi...Come nascono i Lunar Sex e come vi muovevate nella Roma di quegli anni?
[Stefano]: I Lunar Sex nascono dall'incontro tra Stefano Toni (batteria) e David Petrosino (tastiere), con Luciano Antonelli (basso) e Claudia Ruti (chitarra e voce). Fanatici del prog e del jazz rock i primi, rockers nell'anima i secondi. Visti i tempi e le mode Claudia e Luciano hanno avuto vita facile nel convincere me e David a sposare la causa del rock. L'alchimia era stimolante perché la preparazione tecnica era messa al servizio di idee compositive fresche e trascinanti. Fin da subito si è sentito il bisogno di un'altra chitarra che affiancasse Claudia e che si accollasse la responsabilità delle parti soliste. La scelta di Fabio Menditto, che per sua stessa ammissione aveva le foto di Joe Perry e Jimmy Page sul comodino, è apparsa subito la più naturale.
[Claudia]: Cercavo un gruppo in cui cantare. Comprai Porta Portese, credo. Il mio mito ai tempi era David Bowie, anche se poi la musica dei Lunar Sex fu tutt'altro. Incontrai Luciano che cercava una voce femminile e si formarono gli Oersted. Dopo la defezione di non ricordo neppure più chi, arrivarono Stefano e Davide e poi Fabio. Nacquero così i Lunar Sex...
A quel tempo esisteva una netta divisione fra punk e metallari. La vostra proposta musicale era coraggiosa, ma talvolta vi ha causato anche qualche inconveniente...
[Stefano]: Mah, veramente noi abbiamo avuto problemi con i punk solo all'inizio, quando, ancora alla ricerca di una connotazione musicale ben precisa, eravamo sotto la "sbornia" di "Quadrophenia" e "The Who" e conseguentemente, andavamo in giro vestiti da "mods". Da quando sia noi che una frangia dei punk romani (vedi Raff ex Trancefusion e compagnia di Via della Suburra... ) ci siamo convertiti al verbo della NWOBHM sono stati tutti sorrisi e baci... si fà per dire... eh eh!
[Claudia]: Raff... segretamente amavo la loro musica dura, molto più dura della nostra, ma non lo potevo dire! Anzi, facevo finta mi fossero insopportabili... ah ah!
Il vostro primo passo ufficiale fu quello di apparire con due brani cantati in madrelingua ("Stranieri In Paradiso" e "La Notte Ci Accompagna Ancora") nella raccolta dark/wave "Rocker ‘80". Quali sono i vostri ricordi a riguardo?
[Stefano]: La partecipazione alla compilation "Rocker ‘80" era il premio messo in palio per la vittoria al 1° "Festival Rock Italiano" e la condizione posta era che i brani fossero cantati appunto in italiano. La registrazione del disco fu per noi una bella esperienza, perché fu realizzata presso gli studi "Titania" di Roma, con la supervisione di Luciano Torani, allora uno dei fonici più stimati della capitale, che ci fece anche i complimenti sia per la discreta caratura tecnica che per la voce di Claudia. In quel periodo eravamo in fissa per i Police ed il nostro era un reggae-rock molto commerciale. Grazie a quel disco suscitammo l'interesse della RCA che, circa un anno dopo, ci invitò ad un provino al Cenacolo (una specie di nursery per gruppi promettenti). Peccato che nel frattempo noi eravamo stati folgorati sulla via di Damasco dai nuovi suoni provenienti dall'Inghilterra e che Claudia aveva sostituito il santino di Sting con quello di Rob Halford! Pensa la faccia dei discografici della RCA, quando al provino, invece dell'innocuo reggae rock in italiano che si aspettavano, gli propinammo tre pezzi del nuovo repertorio a base di chitarre Hamer super distorte e doppia cassa ronzante! Come si butta al cesso una buona occasione, ma non ce ne siamo mai pentiti!
[Claudia]: Si, ricordo vagamente quel provino....c'era un tizio che passò mezz'ora a spiegarmi come andava suonata la chitarra ritmica nel reggae rock ed io che annuivo, annuivo, annuivo... poi suonai esattamente nel modo opposto a quello che diceva lui...ah ah! Del "Rock Festival" ricordo l'atmosfera e la telefonata che feci all'organizzatore, Massimo Conti: "Buon pomeriggio! Sono la cantante dei Lunar Sex, vogliamo partecipare". Peccato non sapessimo quale fosse l'iter di iscrizione e la telefonata la feci proprio a casa sua, dopo aver cercato il numero sull'elenco telefonico ed aver fatto qualche chiamata a vuoto! Questa cosa lo colpì favorevolmente... L'intraprendenza paga sempre!
Nel 1982 arriva il vostro debutto discografico: l'omonimo album, edito dalla Pink Records. Continuate voi...
[Stefano]: Alla fine il "pazzo" che ha creduto in noi l'abbiamo trovato! Mario Murè, neoproduttore di belle speranze, investì una discreta somma di denaro sia per la registrazione che per la promozione. Non finiremo mai di ringraziarlo, soprattutto per la pazienza dimostrata nel sopportare le nostre crisi isteriche, quando non riuscivamo a trovare a Roma degli studi di registrazione che non facessero suonare delle chitarre distorte come se uscissero da una radiolina a transistor. Allora in Italia (solo allora...?) la chitarra veniva considerato uno strumento da tenere in secondo piano, se poi era distorta peggio ancora! Alla fine piantammo le tende presso i "Grop Studios" di Roma, dove con l'aiuto competentissimo di Pino Santamaria e Duilio Sorrenti (ex Murple e Angelo Branduardi band), realizzammo il tanto agognato primo LP. Pensa che i suoni delle chitarre erano così all'avanguardia (per l'Italia e per i tempi, ovvio), che Ghigo Renzulli dei Litfiba (che vinsero il 2° "Festival Rock Italiano", dopo di noi, ma a differenza di noi non suonarono mai metal...), si procurò il numero di telefono di Fabio per chiedergli come li aveva ottenuti...!
[Claudia]: Allora...Mario Murè...si. Mi pare portasse gli occhiali...e che si, fosse molto paziente, con tutti, ma soprattutto con me, che cominciavo a darmi le arie da rockstar. Un paio di anni fa mi è capitato di trovare su e-bay una copia del LP, battuta a 170 euro...Ho avuto un moto d'orgoglio!!!
In sede live non mancarono le soddisfazioni. Su tutte, oltre alla vittoria al 1° "Festival Rock" di Roma, il concerto a Castel S.Angelo (Roma), davanti a 5000 persone. Qualche altro concerto memorabile?
[Stefano]: Mi ricordo in particolare un concerto al "Piper", emozionante per l'importanza storica del locale, i concerti al "Uonna Club" di Roma, sempre infuocati per l'alta affluenza di "metallers", un concerto a Firenze, dove invece il metallo non era particolarmente apprezzato (i metallari fiorentini sono pochi, ma buoni!). Ma indubbiamente i concerti all'Espero durante il Festival e quelli a Castel Sant'Angelo (sono stati due!) sono stampati a fuoco nella mia memoria.
[Claudia]: Invece io vorrei parlare della piccola grande delusione di non essere mai riusciti a suonare al "Titan" di Roma...Quando ci formammo il locale chiuse e riaprì per pochissimo, proprio nel periodo in cui i Lunar Sex si sciolsero, per poi parzialmente ritrovarsi nei mitici Scarlet.
Nel 1983 si registra la vostra presenza nella compilation "Italia Wiva Complication 1", ma ben presto qualcosa comincia a non funzionare all'interno della band. Cosa successe e quali furono i motivi che portarono allo scioglimento?
[Stefano]: Le acque erano stagnanti. Il metallo, dopo un primo periodo di interesse generale, era riprecipitato nella nicchia degli aficionados. Le occasioni per registrare un secondo disco, dopo il fallimento della Pink Records, non erano molte. Questa volta non volevamo assoggettarci alle mode, nonostante buone proposte ci fossero venute da nomi anche famosi nel music business, purché alleggerissimo il sound e cantassimo in italiano. Ricordo ancora con orrore la nostra "Red Money" arrangiata come se fosse un pezzo di r'n'b, con tanto di sezione fiati! La fede metallica era forte e resistemmo. Ma alla fine, anche a causa di dissidi interni (mai entrare a far parte di un gruppo dove due componenti stanno insieme! – dal libro delle massime di Stefano Toni...ah ah!), il gruppo si sciolse.
[Claudia]: Il gruppo si sarebbe sciolto comunque...Stefano, io e lo stesso Fabio, eravamo troppo orientati verso atmosfere decisamente più hard. Personalmente, volevo smettere di suonare la chitarra e dedicarmi esclusivamente al canto. L'idea di farlo in italiano non mi passava neanche lontanamente per la testa. Le sonorità cristalline non si addicevano al batterista e a me. Sognavo una tournee con i Def Leppard!!!
Voi due formaste gli Scarlet e successivamente Stefano raggiungerà i Sailor Free. Siete ancora in contatto con gli altri membri del gruppo?
[Stefano]: Voglio precisare, poiché l'avventura con gli Scarlet e con i Sailor Free è per me molto importante e dura ancora adesso: i Sailor Free si sono formati dopo che Claudia lasciò gli Scarlet, quando il gruppo era ad un passo dall'uscire dall'underground (era prevista una tournee con i Sabotage ed un probabile contratto discografico) e Stefano Toni, Alfonso Nini e Stefano Barelli decisero di continuare con un altro cantante. Provammo Giampiero Ingrassia (sì, proprio lui, l'attore, che non ha mai nascosto il suo amore per il metallo!) e Marco Betti, con i quali incidemmo due demo molto ricercati dai collezionisti. Alla fine giunse David Petrosino, che aveva abbandonato i Lunar Sex prima della svolta metallara e che nel frattempo si era dedicato al canto, alla composizione e alla produzione, che dapprima rilevò il ruolo di cantante negli Scarlet e poi condusse il gruppo verso tutt'altri lidi e nacquero i Sailor Free, che hanno da poco dato alle stampe il loro terzo CD. Sono ancora in buoni rapporti di amicizia con Fabio Menditto e con Claudia abbiamo di nuovo riformato gli Scarlet nella formazione originaria, dopo un bel po' di anni! Non ho invece più notizie di Luciano Antonelli.
[Claudia]: La vita, dopo ben X anni, mi ha riportato agli Scarlet, attraverso coincidenze che non sono mai un caso. È stato magnifico ritrovare tutti e ricominciare come se non fosse passato un solo giorno. Un ulteriore segno che l'avventura doveva ricominciare.
Quali sono i più bei ricordi targati Lunar Sex?
[Stefano]: Indubbiamente la vittoria al 1° "Festival Rock Italiano", il primo Lp inciso con pezzi originali, il ritiro a Meta, paesino dell'Abruzzo, a casa di Fabio, dove abbiamo approntato il repertorio live, coabitando per più di quindici giorni e condividendo esperienze di tutti i tipi (la casa di Fabio era l'ultima casa del paese prima del cimitero e non era un cimitero tranquillo...!) e poi ancora, la venerazione che tutti noi avevamo per Claudia, la nostra musa ispiratrice e nostra singer insostituibile, l'orgoglio di appartenenza ad un gruppo, non solo musicale e infine la sensazione di aver fatto parte di un movimento importante nella storia del rock targato Italy.
[Claudia]: Beh...sono onorata di ricevere delle parole così belle da un professionista della musica! Grazie mister Toni!!!
Con quali altre band dell'epoca avete condiviso concerti e sogni di gloria?
[Stefano]: Ricordo ancora l'esclamazione di Luciano alla notizia che, assieme ai N.O.I.A., ai TM S.p.A. e agli Skaters, avevamo vinto il 1° Festival Rock Italiano: "E vai che famo la tournee col Curti!" Stefano Curti era il chitarrista dei TM S.p.A. con cui si era stabilito un grande feeling. Personaggio indubbiamente dal notevole carisma, così come Master Bianco dei Raff, con cui personalmente, al di là della rivalità tra i due gruppi, ho sempre condiviso un sentimento, spero effettivamente reciproco, di stima e rispetto.
[Claudia]: Ricordo solo vagamente gli altri gruppi, ai tempi detestavo tutti, ancor di più se c'erano donne a cantare. Solo i Raff erano il mio amore segreto, ma facevano di tutto per rendersi antipatici!
Il vostro LP è ormai merce rara per collezionisti. Esiste una remota possibilità di renderlo disponibile a tutti, magari con l'aggiunta di qualche brano rimasto inedito?
[Stefano]: Perché!? La bellezza di questi pezzi rari è proprio la loro... rarità! Non avrebbe senso magari rimasterizzare o modificare in qualsiasi modo un prodotto che proprio nella sua ingenuità e nella sua freschezza naif nasconde il proprio valore.
[Claudia]: Già, concordo pienamente, anche se...
Siamo in dirittura d'arrivo, a voi la conclusione, magari con una piccola sorpresa, che so ci tenete a svelare...
[Stefano]: Eh sì! Come ho detto prima l'ugola di Claudia Ruti è tornata a farsi sentire. Gli Scarlet si sono riformati ed è in preparazione un evento che vedrà protagonisti tutti i cantanti che hanno prestato la loro voce a questo progetto, che credo abbia rappresentato una tappa importante, anche se non molto conosciuta, nel percorso del metal made in Italy. E' prevista anche la stampa di un CD con brani provenienti dai demo che si sono succeduti negli anni, tutti rigorosamente in versione originale.
[Claudia]: È un onore per me suonare con dei professionisti. È vero, siamo storia ma siamo qui, ancora oggi, prova vivente che il metallo, quando fonde e scorre nelle vene, rende temprati al tempo!
Intervista con Luciano Antonelli
Ciao Luciano, facciamo un bel salto indietro nel tempo...Raccontaci i primi passi della band...
All'inizio furono gli Oersted, uno dei primi gruppi punk di Roma, che fondai nel 1977; avevamo bisogno di un vocalist ed ebbi l'idea di cercare una voce femminile per distinguerci dalle altre band. Misi un annuncio da Millerecords (un negozio di dischi che faceva un po' da catalizzatore della scena rock romana) e fui contattato da Claudia Ruti. Quando si presentò al provino mi trovai davanti questa ragazza giovanissima con i capelli rossi taglio stile "Ziggy Stardust". Forse per la timidezza non riuscì a cantare nella session e solo alla fine ci fece sentire qualcosa da sola, voce e chitarra. Devo dire che quello che mi convinse fu il suo coraggio e la sua convinzione di far parte di una band. Dopo alcuni concerti gli Oersted si sciolsero ed io e Claudia decidemmo di continuare: attraverso i soliti annunci, conoscemmo Stefano Toni, che portò nel gruppo Davide Petrosino, giovanissimo tastierista. Si aggiunse inoltre Roberto Riccitelli all'organo e, poiché non riuscivamo a trovare un chitarrista, decidemmo di affidare il ruolo di chitarra ritmica a Claudia (scelta che si rivelò poi fondamentale quando rinunciammo alle tastiere e puntammo tutto sulle due chitarre) mentre io, con una chitarra doppio manico, mi alternavo al basso e alla solista. Dopo l'esordio avvenuto nel 1979 al "Convento Occupato", entrò nel gruppo Fabio Menditto, da me conosciuto ai tempi degli Oersted, mentre lasciò Roberto Riccitelli.
I vostri esordi ufficiali risultano essere i due brani cantati in madrelingua ("Stranieri In Paradiso" e "La Notte Ci Accompagna Ancora") inseriti nella raccolta dark/wave "Rocker ‘80". Cosa ricordi a riguardo?
La registrazione era il premio per i quattro vincitori del 1° Festival Rock Italiano. Fummo obbligati a cantare in italiano, ma devo dire che, seppure registrati "all'italiana", i due brani si fanno ancora ascoltare. Poco prima di entrare in sala, Petrosino lasciò il gruppo e ci trovammo costretti a reclutare in fretta e furia un nuovo tastierista. Le musiche sono di Claudia, mentre i testi sono miei, ma non essendo iscritto alla SIAE (bisognava sostenere degli esami e un po' per pigrizia, un po' per disinteresse non lo feci) li lasciai firmare a Claudia; inoltre il testo di "La Notte Ci Accompagna Ancora" era un citazione-omaggio a Lou Reed, ma nessuno lo capì: d'altronde qualcuno fa caso ai testi? Comunque da parte mia non sono particolarmente legato a quell'esperienza, in quanto gli organizzatori la trasformarono in una estemporanea operazione commerciale, senza vere prospettive per gli artisti.
Successivamente, tutti i vostri sforzi vengono conglobati nel vostro album d'esordio, uscito nel 1982. Raccontaci la genesi di questo vostro importante passo discografico...
Arrivammo al disco un po' per caso. Dopo l'imbarazzante esperienza con l'RCA (noi stavamo dando una svolta più energica alla nostra musica e al provino spiazzammo i discografici) che per fortuna snobbammo, convinti delle nostre scelte e indisponibili ad altri compromessi, conoscemmo Mario Murè che aveva da poco fondato la Pink Records. Devo dire che Murè ci lasciò grande libertà d'azione appoggiando anche la nostra scelta di cantare in inglese. Anche qui ci sono alcune cose mie che lasciai firmare a Claudia: il testo e la musica di "Killer For A Night", i testi di "Raped Girls Haven't Fun" e di "Red Money". Due curiosità: il disco è rimasto per il pubblico un po' misterioso anche perché nelle note di copertina non ci siamo accreditati; in realtà i nostri nomi compaiono, ma come road crew e, in fondo, quante volte abbiamo caricato e scaricato gli strumenti per i concerti...eh eh! Inoltre la parte di batteria di "All The Kids" Stefano la registrò suonando da solo, senza alcuna traccia guida (il motivo era che, secondo lui, noi lo facevamo sbagliare!) e, se ricordo bene, alla prima prova; praticamente aveva il metronomo nella testa. Il lavoro in sala terminò verso la fine di novembre 1981 e, inoltre, in contemporanea all'uscita del disco fu anche realizzato il videoclip di "Red Money". Infine facciamo chiarezza: il disco doveva uscire in 2.000 copie, ma per un disguido, furono stampati meno vinili rispetto alle copertine e, alla fine, furono rilasciate, dato ufficiale, 1.110 copie.
Quali sono state le situazioni live più significative e particolari, che val la pena di essere ricordate?
Sicuramente il secondo concerto a Castel S.Angelo a Roma; ricordo che sotto il palco c'era un gruppetto di punk che faceva casino e provocava, Fabio si fermò e avvicinandosi a bordo palco li apostrofò con parole ... diciamo un po' "forti". Da quel momento non aprirono più bocca e, alla fine del concerto, vennero nel retro palco a scusarsi. Ma ho un buon ricordo anche della finale del Festival Rock o del concerto al Piper per la presentazione del disco (di cui esiste la registrazione che sto cercando di digitalizzare per eliminare alcuni difetti del nastro). Poi un concerto in una discoteca, non ricordo se a Firenze o a Frosinone, dove un gruppetto di ragazzi del pubblico vennero a complimentarsi, alla fine del concerto, dicendo che sembravamo una vera band inglese!
Mi preme anche ricordare un episodio spiacevole capitato durante il Festival Rock. La cosa che a me dava più fastidio era che tutti i gruppi dovevano suonare con la stessa strumentazione, non tenendo in alcun conto le esigenze dei musicisti e di fatto omologando i suoni nonostante i generi musicali fossero i più diversi. In occasione del concerto al teatro Maestoso di Roma, dietro mia richiesta, ebbi l'assicurazione che ogni gruppo avrebbe utilizzato la propria strumentazione; in realtà al momento del soundcheck ci rendemmo conto che questo non sarebbe avvenuto e, allora, decidemmo di non suonare. Ma non finì qui poiché, quando ci impegnavamo, eravamo dei notevoli piantagrane e così ci mettemmo davanti all'ingresso del teatro, annunciando alle persone che entravano e che ci conoscevano, che non avremmo suonato, specificandone i motivi. Apriti cielo! L'organizzatore s'infuriò e minacciò di non farci suonare mai più a Roma. La cosa triste fu che la nostra protesta in fondo era in difesa di tutti i musicisti, che all'epoca non venivano tenuti in alcun conto, ma non ricevemmo alcuna forma di sostegno o di solidarietà dagli altri gruppi, tutti attenti a non compromettersi...
Nel 1983 venite inseriti nella compilation "Italia Wiva Complication 1", ma di lì a poco la band getta la spugna. Quali furono i motivi?
Lo scioglimento dei Lunar Sex avviene nel 1984, un anno dopo la pubblicazione della compilation. La situazione musicale era stagnante, soprattutto per un gruppo che non si allineava ai canoni del rock italiano ed eravamo rimasti senza contratto in quanto la Pink Records aveva chiuso e, il tutto, fu causa di stallo per la nostra attività. In tutto questo, Claudia aveva avuto proposte di carriera solista, mentre Stefano aveva iniziato una collaborazione al di fuori del gruppo. A quel punto si ruppe quella comunione d'intenti che ci aveva tenuti insieme e, venendo a mancare i presupposti per continuare, fu il "libera tutti". E' mia opinione personale che fu una decisione un po' frettolosa, forse dettata da una certa stanchezza che affiorava nel gruppo, anche perché dopo circa un anno, la situazione musicale riprese vigore e, inoltre, i Lunar Sex avevano raggiunto una maturità compositiva ed esecutiva di tutto rispetto e avrebbero avuto ancora molto da dire. Per quanto riguarda i rapporti personali, sicuramente ci sono state tensioni (ma questo è abbastanza comune in ogni ambito lavorativo) e se queste sono state per qualcuno motivo di scelte fuori dai Lunar Sex, all'epoca nessuno lo manifestò apertamente.
Cosa hai fatto dopo lo scioglimento dei Lunar Sex e cosa sta facendo attualmente Luciano Antonelli?
Sciolta la band decisi di prendermi un periodo di pausa per riordinare le idee, ma passato un anno mi resi conto che, dopo l'avventura dei Lunar Sex e il suo epilogo, non avevo più le motivazioni giuste per riprendere un nuovo progetto con altre persone e, di conseguenza, mi sono dedicato ad altro. Nel 1990 ho aperto una galleria d'arte dove, oltre le normali attività di mercato, mi sono dedicato alla promozione di giovani artisti che operano nell'ambito della ricerca artistica contemporanea, dando loro l'occasione di esporre la propria arte, ricordando quante difficoltà incontrai all'inizio della mia avventura musicale peregrinando per i locali di Roma, con il classico nastrino da far ascoltare e quante porte non si sono mai aperte. Inoltre la galleria ha promosso diversi eventi collaterali, legati in qualche modo con le arti figurative: posso citare, ad esempio, l'incontro in galleria con Brian Eno per la presentazione alla stampa di un suo lavoro discografico o quello con il Maestro Michelangelo Antonioni per la mostra del "Metropolismo". Di attuale c'è che da qualche mese ho riesumato l'archivio dei Lunar Sex con l'intento di dare una sistemazione organica; il materiale è tanto, foto, articoli, demo tape, registrazioni di concerti, documenti vari, contratti e, notizia dell'ultima ora, sono riuscito a restaurare il video clip di "Red Money" che, spero, di caricare al più presto su You Tube.
Bene!...Quali sono i momenti targati Lunar Sex che più ti stanno a cuore?
Tanti, ma i più particolari furono quando vidi esposto nelle vetrine di alcuni negozi di dischi il nostro ellepì, la prova reale che stavamo realizzando i nostri sogni, oppure la conferenza stampa per l'uscita del disco in un grande albergo di Roma con tutta la stampa specializzata oltre ai più importanti quotidiani; mi ricordo che pensai "Ehi! ma sono venuti qui per noi, neanche fossimo delle rockstars!". E poi sicuramente il periodo in sala di registrazione che fu vissuto in un clima molto sereno e creativo e che, oltretutto, ci fece fare un grande salto di qualità.
Il vostro LP è ormai una rarità. Esiste la possibilità di una ristampa in CD, magari con l'aggiunta di qualche brano inedito?
Mai dire mai. Se ci fossero i presupposti non sarei contrario a priori, anche perché sarebbe un modo per far ascoltare la nostra musica anche al pubblico di oggi e testimoniare un'epoca dove, senza internet e tecnologie varie, era molto difficile suonare e ancora di più farsi notare. In tutti i casi dovrebbe essere una decisione presa di comune accordo con gli altri della band, come sono state sempre le decisioni dei Lunar Sex. Comunque ho diverse registrazioni sia dal vivo che in sala prove che potrebbero trasformarsi in bonus tracks: penso a "N.Y. City Night-birds" (1981) che per vari motivi non mettemmo nel disco facendo, secondo me, un errore perché era molto valido e con una prestazione vocale di Claudia da brividi. E poi ancora la prima versione di "Dr Shock" che aveva un altro refrain o il travolgente guitar solo di Fabio nel concerto del Piper del 1982.
C'è ancora qualcosa che non è stato detto riguardo ai Lunar Sex?
Vorrei sottolineare una cosa. All'epoca fummo attaccati da una parte della critica musicale per la scelta heavy, ma il cambiamento avvenne in modo naturale e condiviso e lo pagammo sulla nostra pelle, visto che rinunciammo, ma senza alcuna incertezza, alla chance con l'RCA. Il nostro bagaglio musicale comprendeva molti generi musicali, ma avevamo tutti in comune una forte passione per gli AC/DC, i Judas Priest, gli Aerosmith e questo alla fine emerse in fase compositiva; di sicuro l'elemento scatenante fu l'abbandono del gruppo da parte di Davide Petrosino, fatto che fu preso a pretesto per rinunciare alle tastiere. Comunque, forse gli altri non saranno d'accordo con me, ma quell'evoluzione non sarebbe potuta avvenire senza l'apporto di Fabio Menditto, musicista di grande spessore, che seppe trovare per le chitarre sempre soluzioni mai banali in modo che i brani non deragliassero verso i canoni sentiti e risentiti del metal più scontato. In questo modo riuscimmo a imprimere un marchio caratteristico alla nostra musica, inserendo spesso nel corpo del brano, una parte strumentale incentrata sul lavoro ritmico delle chitarre, portato in primo piano su una base ritmica sostenuta e ripetitiva; il tutto dava l'effetto di una improvvisazione un po' caotica, in realtà era tutto molto studiato e la scrittura era molto vincolante. In realtà i Lunar Sex furono il tentativo di sviluppare un progetto musicale non legato alle mode del momento e dove ognuno portava le proprie idee senza vincoli o preclusioni ma nella massima libertà. Avevo il sogno di aprire con i Lunar Sex una strada per l'affermarsi di un rock in Italia e non di un rock italiano; per me era importante il respiro internazionale della nostra musica, fuori dalle logiche di mercato. Pierfrancesco Atzori nella recensione del disco su "Rockstar" capì questo e scrisse le parole che secondo me esprimono proprio questa idea: "... i Lunar Sex sono pur sempre una concreta dimostrazione che con un po' di tenacia – fortuna, si può imporre la propria visione creando un prodotto originale e fruibile senza cadere per forza nella commercialità a tutti i costi. Se le formazioni italiane si muoveranno su questa strada il futuro potrebbe realmente cambiare. In meglio." Comunque tra tutte le etichette che ci hanno dato, forse quella che più condivido è "band di punk metal".
Bene Luciano, siamo in chiusura, ringraziandoti per la tua disponibilità, a te la conclusione dell'intervista...
Voglio salutare tutti gli amanti del metal e, come scrivemmo sulle note di copertina, ringraziare "...all the kids from here to the outer space". E un grazie speciale a te Sergio, perché c'è bisogno di persone che tengano vivo il ricordo di quell'epoca eccezionale.
A cura di Sergio Nardelli
Un ringraziamento a Stefano Toni, Claudia Ruti e Luciano Antonelli per il materiale concesso.